Il verbo ‘essere’ nella traduzione in lingua araba delle Categorie e del De interpretatione di Aristotele

This entry is part 31 of 38 in the series Vol 4-2019

Abstract: L’assenza di un equivalente del verbo ‘essere’ indoeuropeo in lingua araba, in particolare della copula e di una corrispondenza completa delle flessioni temporali del verbo ‘essere’, pone problemi di ordine ontologico oltre che linguistico. La resa del verbo ‘essere’ nella traduzione di un testo indoeuropeo in lingua araba è dunque oggetto di numerose discrepanze. La lingua araba ricorre a sinonimi, equivalenti, perifrasi e traduzioni complesse per poter esprimere un equivalente di ‘essere’. La traduzione di espressioni quali è, non è, essere, c’è, essente, etc., non si ottiene coniugando e flettendo un verbo ‘essere’ arabo, ma è necessario ricorrere a verbi diversi, particelle, pronomi ed elementi che nulla hanno a che vedere con un verbo ‘essere’ inteso in senso indoeuropeo. Le traduzioni in lingua araba degli scritti di Aristotele pongono dunque numerosi problemi traduttivi ed interpretativi che coinvolgono analisi linguistica e riflessione sulla reale equivalenza o meno dei discorsi ontologici. Per comprendere la resa del verbo ‘essere’ nelle traduzioni arabe di Aristotele ed i problemi ontologici ad essa collegati, si analizza dapprima la definizione che Aristotele dà di verbo nel De interpretatione, per poi analizzare la traduzione in italiano, greco ed arabo del capitolo 3 (16b 6-25). Si affronta poi un secondo caso studio analizzando un passo delle Categorie (Cat., 3, 1 b 10-15). Si espone in particolare una raccolta di tutte le rese del verbo ‘essere’ in lingua araba con particolare riferimento a casi studio tratti dalle traduzioni arabe di Aristotele di Isḥāq ibn Ḥunayn.

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